mercoledì 10 marzo 2010

Conclusione

L’intero sistema nervoso può diventare un efficiente valutatore probabilistico ecologico di eventi, emergente dalla rielaborazione di precedenti agili mappaggi neuronali già pronti per l’uso fin dalla nascita quando non dal feto. La peculiarità di questi schemi cognitivo-motori, dinamici e vicarianti tra di loro è di garantire versatilità al cervello, tale da fornire metodi e soluzioni disparate per produrre reazioni simili (vedi le mappe degenerate di Edelman e la specializzazione interattiva) e allo stesso aperte all'evento nuovo. Se da un lato si è velocizzato il processo di computazione al contempo si è riscontrata la processazione di outputs approssimativi. Ciò spiega la stereotipia delle risposte nei neonati, ma vale anche per la fissità cognitiva degli adulti. A quanto pare, il sistema cerebrale così strutturato è più sbilanciato nel ridurre l’esperienza all’identità, ricercando la chiusura e omettendo le lacune, come già dimostrato pioneristicamente dalla psicologia gestaltica, evitando così di dare il giusto rilievo alle novità e alle differenze comunque presenti rispetto al passato. Solo dopo successivi feed-back valutativi negativi, possono all’occorrenza essere prese in considerazione eventuali differenze qualitative in basi a preformati sistemi di aspettative (confronta i “livelli di aspirazione” di Zeigarnik), necessari per la formulazione di ulteriori nuove categorizzazioni (abduzione, insight).
Da un punto di vista evolutivo il campionamento dell’esperienza sempre più integrato (modularizzazione(1) come specializzazione e localizzazione cerebrale), a cui corrisponderà lo sviluppo pluristratificato dei livelli di (in-)coscienza(2) ha il vantaggio di elaborare i dati sensibili in modo sempre più astratto e esplicito, così da garantire l’elaborazione di una migliore strategia esistenziale. “Le interazioni rientranti fra mappe che mediano concetti, mappe che mediano simboli linguistici e le parti non coscienti del cervello consentono alla coscienza di sfruttare la memoria, anche in mancanza di nuove informazioni percettive” (p. 313, Le Doux 2004) ampliando in modo considerevole la capacità previsionale e di interazione con l’ambiente. Inoltre fa si che, tramite la psicologia del senso comune e le metodologie di identificazione precoci appena viste, il mondo sia più familiare fin dalla nascita e le interazioni sociali comprensibili ed imitabili. Ma esiste un conto salato da pagare in termini di efficienza alla recente evoluzione filogenetica del sistema neuronale. Infatti, “il nostro cervello non si è evoluto a un punto tale che i nuovi sistemi, i quali rendono possibile un pensiero complesso, riescono facilmente a controllare i sistemi antichi che danno origine ai nostri bisogni e moventi di base, nonché alle reazioni emotive. Ciò non vuol dire che siamo in completa balia del nostro cervello e che non ci resti che cedere ai nostri impulsi. Significa invece che la causalità discendente [top down] è a volte un’impresa ardua. Fare la cosa giusta non sempre scaturisce spontaneamente dal fatto di sapere quale sia la cosa giusta da fare. In conclusione, dunque, il Sé è sostenuto da sistemi che operano sia in modo esplicito sia in modo implicito. Attraverso i sistemi espliciti ci sforziamo di affermare in modo intenzionale chi siamo e il modo in cui ci comporteremo. Ma solo in parte riusciamo effettivamente in tal senso, dal momento che abbiamo un accesso conscio imperfetto ai sistemi emotivi, che svolgono un ruolo tanto cruciale nel coordinare l’apprendimento proveniente da altri sistemi” (pp. 313, 449, Le Doux 2004).
Inoltre le stesse strutture “superiori” emergono da precoci mappaggi neuronali degenerati incarnati involontariamente che danno conto fatalmente del nostro passato, ma dipendono anche da una serie di afferenze emotive, viscerali, somato-sensitive e somato-motorie solo minimamente o affatto influenzabili dalla coscienza esplicita e comunque certamente meno di quanto invece la coscienza ne sia determinata.

note
1)Confronta anche con la selezione nello sviluppo e la selezione esperienziale o potatura sinaptica di Edelman. La prima serve per generare diversità, infatti il cervello neonatale è ridondante in quanto a numero di neuroni, ma è inizialmente carente in quanto a collegamenti interneuronici, cioè manca di specializzazione funzionale. Ciò dovrebbe garantire una elevata adattabilità ambientale. La seconda è il processo di specializzazione funzionale delle aree cerebrali ed è assimilabile all’apprendimento classico e operante o per rinforzo del comportamentismo. Contrariamente a quest’ultimo, il cervello non è però considerato a mo’ di tabula rasa, infatti dall’estrema varietà iniziale prevista si svilupperanno solo le linee neuroniche stimolate, secondo un mix equilibrato tra innatismo e apprendimento (epigenesi probabilistica). È importante anche la variabile della plasticità cerebrale particolarmente attiva nei periodi sensibili o critici ma comunque presente in tutti i momenti di vita successivi, come dimostrato dal riequilibrio percettivo post lesioni
2)proto-coscienza o proto-sé, coscienza primaria o coscienza nucleare, coscienza secondaria o coscienza estesa, meta-coscienza secondaria valoriale integrata o coscienza etica secondo Edelman e Damasio

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